Un banco vuoto pieno di te
Le parole più difficili da trovare questa volta sono anche le più necessarie da scrivere, non solo perché il silenzio andrebbe a sommarsi ad un vuoto incolmabile, ma perché chi educa deve spesso farsi carico di azioni coraggiose e solo in apparenza inutili. Allora è con coraggio ed enorme tristezza che si sono cercate “quelle parole”, proprie quelle che avrebbero dovuto, nella mente di chi scrive, rendere meno doloroso, nella sua insondabile fatalità, il saluto a Franco. Un coro all’unisono ci descrive uno studente rispettoso e perfettamente integrato, con tanta voglia di fare, sempre alla ricerca di nuove esperienze, dentro e fuori la scuola. Questo ci dicono i suoi insegnanti e questa è l’opinione unanime di chi ha avuto in sorte di conoscerlo. Eppure “quelle parole”, forse filtrate attraverso occhi non adulti, sono state trovate in chi Franco lo ha conosciuto non negli spaziosi corridoi di una scuola immensa, ma negli spazi ristretti di una classe o addirittura nella vicinanza di due banchi che per quattro anni sono rimasti uniti. Alessandro è l’anello mancante, è attraverso il suo racconto che resta più semplice espletare ciò che sembrava impossibile portare degnamente a termine.
Non è semplice, questo l’esordio, ma poi le parole sono giunte da sé, tra una voce dignitosamente modulata e silenzi dolorosamente meditati. È andato via normalmente, normalmente l’altro ieri ci siamo salutati, così come normalmente ci saremmo dovuti rivedere. E invece no, non sarà così. I nostri anni da compagni di banco sono stati belli ma difficili, soprattutto al biennio a causa del covid, ma poi pian pian piano tutto è andato meglio, abbiamo ingranato il nostro percorso. In terzo abbiamo lottato insieme per raggiungere i migliori risultati ed in quarta c’è stata la svolta. Franco è stato il mio raccontastorie, un po’ timoroso, con la voglia di tirarsi indietro a volte, eppure alla fine sono sempre riuscito a trascinarlo con me, perché sapeva farsi trascinare con gioia. Un ragazzo amato da tutti, amato davvero, impossibile non volergli bene. Vorrei che il suo banco restasse vuoto, che restasse suo anche l’anno prossimo, l’anno che sarebbe stato della nostra maturità.
Un banco vuoto per testimoniare una presenza che resta indelebile, non importa se si crede o si è atei, non importa con quanta rabbia o con quanto amore si affronti il dolore per una tragedia come questa: precoce, repentina, inspiegabile ed inaccettabile nonostante ogni speranza ultraterrena.
Valérie Perrin, in un bellissimo libro, scrisse che c’è qualcosa di più forte della morte ed è la presenza degli assenti nella memoria dei vivi. Un’inconsolabile consolazione con cui tutta la grande famiglia dell’IISS “Carlo Urbani” saluta Franco, studente per sempre nella memoria di ognuno.