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Le mafie italiane in tutti i loro aspetti: una lezione al Polo Urbani

Mercoledì 8 marzo in aula magna cinque classi hanno dialogato con Riccardo Guido, già membro della Commissione Parlamentare Antimafia

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È stata una lezione davvero approfondita sul tema delle mafie, quello di venerdì 8 marzo nell’aula magna del Polo Urbani a Porto Sant’Elpidio, con Riccardo Guido, a partire dal suo libro ‘Salvo e le mafie’, illustrato da Sergio Riccardi, con prefazione del magistrato Raffaele Cantone, pubblicato dall’editore Sinnos di Roma. Vi hanno preso parte cinque classi del Liceo Scientifico, accompagnate da altrettanti docenti: 1ª C, 2ª A, 2ª B, 2ª C, 2ª E. Un incontro organizzato in collaborazione con l’associazione CivitaSvolta di Civitanova Marche, rientrante nel percorso di Educazione Civica, a cura delle prof.sse Monica Lucaroni e Samuela Pallottini.

 

Guido ha avviato il suo racconto da due aspetti centrali: la segretezza delle associazioni mafiose e la loro organizzazione verticistica, specie per la mafia siciliana, guidata da un “capo dei capi”. L’autore ha  lavorato dal 2000 al 2018 per la Commissione Parlamentare Antimafia, nella comunicazione istituzionale e nella redazione delle relazioni al Parlamento; lavora oggi nell’ANBSC, l’Agenzia che si occupa dell’amministrazione dei beni confiscati alle mafie.

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«La mafia siciliana viene indicata come “la cosa nostra” dai suoi membri - ha spiegato Guido -, la camorra campana “il sistema” o “nuova camorra organizzata”, la ‘ndrangheta “la santa”. E gli ‘ndranghetisti tengono particolarmente a questo nome. In Puglia è ancora attiva un’organizzazione mafiosa soprattutto nella zona del Gargano, mentre nel resto della regione è stata contrastata abbastanza efficacemente. Ma le mafie si sono diffuse in molte zone d’Italia, specie nell’ambito dell’edilizia. La camorra campana è forse la più antica; era forte già nell’Ottocento, come risulta da molti rapporti ufficiali. Mentre la ‘ndrangheta è oggi la più potente nel mondo».

 

Guido ha poi spiegato sia il ruolo dei pentiti nella lotta alle mafie, sia quello dei sindacalisti dei lavoratori della terra (come Placido Rizzotto) a partire dal fenomeno del caporalato e dell’economia agricola in generale. Ha quindi ricordato il lavoro della Commissione Parlamentare Antimafia. Tra i punti su cui Guido ha insistito, c’è stato l’art. 416 bis del Codice Penale, «nel quale - ha detto - trovate un’efficace definizione di cosa siano le mafie»; ne ha spiegato l’importanza, soffermandosi sul sequestro e la confisca dei beni dei mafiosi. Guido ha poi citato i casi di pentiti di mafia come Gaspare Spatuzza a Tommaso Buscetta.

 

Dalle domande di docenti e studenti sono poi emersi tanti altri temi: dal riciclaggio del denaro sporco alle associazioni antimafia sul territorio elpidiense (per esempio Antimafia 2000), alla celebre “agenda rossa” di Paolo Borsellino, al lavoro del magistrato Rocco Chinnici, creatore del ‘pool antimafia’, ucciso da Cosa nostra nel 1983. Un po’ tutta la storia della lotta alle mafie è stata raccontata con efficacia da Riccardo Guido, dagli attentati riusciti (per esempio ai danni di Peppino Impastato e poi di Falcone e Borsellino) e falliti (per esempio ai danni di Maurizio Costanzo), fino al maxiprocesso e oltre, compresi i riflessi sui mezzi di informazione. Un discorso seguito con attenzione da studenti e docenti, un’occasione preziosissima per condensare moltissime informazioni su un fenomeno così pervasivo.